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Immagine del redattoreSerena Specchi

Ribona, il vitigno dei colli maceratesi

Il Ribona, meglio conosciuto come Maceratino, viene coltivato da secoli nelle Marche , in particolare, nel Maceratese, da cui il nome appunto, e in pochissime altre aree del Lazio e dell’Umbria, con una superficie totale vitata di poco più di 100Ha.



Con molta probabilità venne importato dai coloni della Magna Grecia, tra i sinonimi abbiamo infatti greco castellano e greco maceratino. Da un’analisi genetica è risultato essere il cugino del più famoso Verdicchio. Ma è proprio a causa di quest’ultimo che il Ribona nel tempo ha perso terreno, avendo il Verdicchio caratteristiche enologiche superiori a costi più contenuti.

Nelle aree dove è coltivato da secoli veniva allevato maritato all’acero in un tipo di allevamento detto a tralciaia, con tiranti per espandere i fusti ed effettuare poi la potatura lunga.

Nel 1975 il Ribona è entrato a far parte della Doc “Bianco dei Colli Maceratesi”, più volte cambiata fino all’attuale denominazione “Colli Maceratesi” che distingue la tipologia “Bianco”, con almeno il 70% di maceratino, dalla versione “Ribona”, minino 85% del vitigno.

Il Ribona viene vinificato sia in assemblaggio che in purezza. Il vino può essere prodotto anche con uve a vendemmia leggermente tardiva, in versione amabile.

Il vino prodotto da uve Ribona, nonostante la sua semplicità, si presenta con un colore giallo paglierino brillante, sprigiona sentori floreali, di rosa e di acacia oltre a lievi note agrumate.

Da sempre considerato un vino poco longevo, critica e consumatori lo reputano un vino da consumarsi nei primi otto-dieci mesi dopo la vendemmia.

Ma c’è chi sperimenta con risultati da non sottovalutare, EdoardoMosiewicz, della Tenuta Muròla propone tre versione di vino Ribona in purezza, il Baccius, bianco secco, il Giulia Morichelli d’Altemps, riserva di famiglia affinato in legno e lo Jurek, spumante metodo classico.

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